Quando Piero Sestini mi ha chiesto di scrivere qualche ricordo da inserire nel suo libro sono rimasto un po’ perplesso… dopo pochi minuti però mi si sono affacciati alla memoria tanti di quei ricordi ed aneddoti legati ai “Traslochi Sestini” che la penna è corsa via da sola.
Il trasloco, in genere, è un evento non facile in quanto legato bene o male all’abbandono di un luogo, e quindi ad un cambiamento; nella mia famiglia i cambiamenti sono stati innumerevoli, alcuni traumatici, altri più lieti, tanti comunque, rispetto ad un normale nucleo familiare. Il primo ricordo che mi viene in mente è legato alla Villa S.Domenico, dopo la morte di mia madre, circa 30 anni fa.
Era necessario traslocare tutti gli oggetti, i mobili, le carte e quant’altro alla mia residenza di allora, vicino ad Arezzo. Fu un’impresa “epica: i ragazzi di Sestini e noi tutti lavorammo per mesi ad imballare; mi ricordo che i materiali di allora erano ben diversi, casse di legno pesantissime con dentro cristalli leggeri come piume…guardando da profano ero quasi sicuro di ritrovare tanti cocci… (non si ruppe neanche una tazzina da caffè!). Ciò che mi stupì allora e mi stupisce tutt’ora è la forza fisica invidiabile che hanno i traslocatori unita ad una delicatezza estrema nell’imballo.
Naturalmente, in tanti giorni trascorsi gomito a gomito, le battute non mancavano… rammento i miei figli, allora bambini, che “murarono” la porta della stanza di un guardaroba con delle scatole perché speravano che tra una nostra affezionata collaboratrice nubile ed uno dei traslocatori scoccasse un colpo di fulmine…non fu proprio così, ma si rise tanto. Sempre in quell’occasione, uno dei traslocatori, alla fine di una giornata, mi disse: “Ma lo sa che Lei se l’è un nobile, l’è proprio simpatico!”.
E ancora mi sovviene il ricordo del terremoto dell’80 in Campania… avevamo raccolto tra amici una somma che utilizzammo per acquistare mangimi per animali da portare nelle fattorie rimaste isolate. Telefonai subito a Sestini per organizzare il trasporto dei sacchi: partimmo in macchina, al seguito del camion giallo; fu scelto un vecchio modello che potesse percorrere strade impervie.
Ancora mi ricordo quell’incredibile viaggio al seguito del camion per strade impossibili, a volte bloccato dalle macerie, piene di tornanti ma tutti i sacchi furono consegnati. Particolare non da poco: non mi arrivò mai il conto della Ditta Sestini… anche loro avevano voluto dare il loro non indifferente contributo ai terremotati.
Un altro ricordo è legato all’ultimo nostro trasloco nella casa di campagna vicino a Castiglion Fibocchi, dove abitiamo adesso. Stessi ragazzi, bravi e allegri, visi conosciuti e visi nuovi, ma sempre con lo stesso spirito e con la stessa bravura. Di quel brutto momento ricordo una mattina degli ultimi giorni al Borro; la casa era già vuota; in cucina, nello squallore di fili ciondoloni, cartacce ed altro, c’erano quattro scatole nel centro. Esausti, c’eravamo seduti sulle scatole a mangiare un panino; entra una persona dall’ingresso, vede la scena ed esclama:”Che desolazione!!” e noi, di rimando: “Perché!! Non hai mai visto un picnic!”.
E per ultimo voglio ricordare il trasloco dello struzzo. Tutti molto perplessi sulle modalità della cattura, avevamo preparato una cassa di altezza adeguata. Avevamo convocato il veterinario ed anche un amico inglese (si sa, gli inglesi con gli animali…); cominciato l’accerchiamento dell’animale (che ci guardava un po’ dubbioso), si fecero diversi infruttuosi tentativi di ogni genere; finché passò di lì il nostro giardiniere che, senza dire una parola, si levò di tasca un po’ di mais, lo mostrò allo struzzo e lo buttò nella cassa. In 10 secondi lo struzzo fu dentro e la porta chiusa.
Il camion giallo poté così concludere il trasloco con l’ultimo inquilino…uno struzzo.
Principe Amedeo di Savoia Duca d’Aosta
…Al protagonista, l’augurio di continuare a contemperare il
difficile mestiere di traslocatore e di traslocato,
in questo tempo di così dure migrazioni.
tratto da “IL FURGONE GIALLO – viaggi, pensieri e ricordi di Piero Sestini”
Prof. Arnaldo Nesti
Università di Firenze, novembre 2001